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Roma tibertina

Alla stazione Tiburtina il binario 1 diventa 'binario della memoria' per ricordare la

deportazione di oltre mille ebrei della Capitale partiti nel 1943 alla volta dei campi di sterminio nazisti. Solo 17 persone fecero ritorno: sedici uomini e una donna. Oggi, a distanza di quasi 70 anni, il monito collettivo è affidato a cinque parole scritte da Primo Levi e incise vicino alle rotaie: "Meditate che questo è stato". Insieme al presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, al presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman e all'assessore alla cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Victor Magia, erano tanti i rappresentanti delle istituzioni presenti alla cerimonia: dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, all'ammnistratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, al presidente delle Ferrovie Innocenzo Cipoletta, dal vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo all'assessore al Lavoro del Lazio Alessandra Tibaldi. "Il popolo di Roma è per la memoria e non dimentica - ha detto Cutrufo portando i saluti del sindaco Gianni Alemanno -. La memoria è un diritto di chi ha sofferto ed è un dovere per l'umanità. Cancellare un crimine così efferato o far finta che non sia esistito, sostenendo tesi assurde, è un crimine". "Il fatto che i viaggiatori, passando in luoghi come questo, abbiamo la possibilità di ricordare la Shoah è un fatto importantissimo - gli ha fatto eco Pacifici – La memoria non deve essere fine a se stessa ma deve diventare un inno alla vita, essere il pilastro su cui si poggia una società in cui certi orrori non accadono più

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